giovedì 27 agosto 2015

Tre motivi per cui Il risveglio della Forza sarà interessante (al di là del fatto che si tratta di Star Wars)

Una piccolissima premessa: questo è il primo di una serie di articoli su Star Wars che mi propongo di pubblicare in occasione dell'uscita di Star Wars: Il risveglio della Forza. Devo ancora annotarmi un piano completo di quello di cui intendo parlare, perciò, visto che per me “non dire gatto se non ce l'hai nel sacco” è una precisa regola di vita, non vi prometto niente. Ad ogni modo, visto che è da un bel po' che metto da parte idee, spero di scrivere parecchio e di non annoiarvi troppo.


Ammettiamolo subito: questo articolo è poco interessante perché, come disse un illuminato commentatore su YouTube, anche se Star Wars: Il risveglio della Forza fosse una vera merda, sarebbe comunque della merda di Star Wars. Comunque vadano le cose il prossimo dicembre saremo tutti schierati sulle poltrone di un qualche cinema, pronti ad immergerci nelle vicende della solita galassia lontana lontana sulle note della fanfara di John Williams. Pertanto, speculazioni e chiacchiere varie prima dell'uscita del film lasciano un po' il tempo che trovano, anche se ci piacciono moltissimo, basta prendere in considerazione la già considerevole lunghezza della pagina Wikipedia dedicata al film. Mettiamo, però, che qualcuno – come la sottoscritta, manco a dirlo – sia in vena di farsi domande senza senso, ad esempio: perché questo settimo capitolo di Star Wars sarà particolarmente interessante da vedere, al di là dell'ovvio fatto che appartiene ad una delle saghe cinematografiche più amate di tutti i tempi? Mi sono venute in mente tre possibili motivazioni, forse le più banali, anche se ce ne potrebbero essere molte altre. Eccole a voi.


Il capitano ha abbandonato la nave
Il settimo capitolo di Star Wars sarà il primo in cui il suo creatore, George Lucas, non sarà coinvolto in (quasi) nessun modo; infatti, pur non dirigendo i due seguiti de Una nuova speranza, se ne occupò comunque molto da vicino: di entrambi scrisse i soggetti (e per Il ritorno dello Jedi lavorò alla sceneggiatura con Lawrence Kasdan) e supervisionò la produzione, finendo poi, dice la leggenda, per dirigere molte scene del capitolo finale della trilogia originale a causa della poca dimestichezza di Marquand nel girare film con molti effetti speciali. Se è più o meno certo che la storia del capitolo in uscita a dicembre 2015 sia ispirata ai famigerati appunti di Lucas riguardanti il seguito de Il ritorno dello Jedi, è pur vero che pare che Lawrence Kasdan e J.J. Abrams, tra gli altri, l'abbiano pesantemente rimaneggiata; a questo proposito mi sembra utile rimarcare come il fatto che Lucas abbia scelto, a suo tempo, di non dirigere né L'impero colpisce ancoraIl ritorno dello Jedi (a causa del fortissimo esaurimento fisico e nervoso di cui il regista soffrì durante la lavorazione del primo film) sia stata, a posteriori, un'ottima decisione, perché ha permesso alla saga di non legarsi indissolubilmente allo stile ed al gusto di un unico regista. In altre saghe, come per esempio Indiana Jones, Ritorno al futuro o la saga della Terra di mezzo, potrebbe rivelarsi molto più difficile far accettare al pubblico un ipotetico seguito non diretto sempre dalla stessa mano che i fan, probabilmente, vedono ormai come parte integrante ed identificativa dell'opera. 


Dai fan per i fan
J.J. Abrams e moltissimi dei professionisti coinvolti nel progetto sono grandi fan della trilogia originale di Star Wars: in cima alla loro letterina per i regali di Natale ci sarà stato sicuramente, ad un certo punto della loro infanzia, un modellino del Millennium Falcon. Non capita poi così spesso, nonostante si sia nell'era dei remake, di vedere autentici fan dell'opera originale al lavoro su un suo seguito, forse proprio per la sopracitata difficoltà di certe saghe a passare il testimone. Star Wars: Il risveglio della Forza è, tralasciando la presenza di Lawrence Kasdan, una specie di fan-film ufficiale. Il vedere come questo aspetto emergerà dall'opera finita potrebbe rivelarsi molto interessante.


Il ritorno degli animatronic
J.J. Abrams ha dichiarato in più occasioni che gli effetti speciali nel film saranno quanto più possibile reali e presenti sul set invece che elaborati digitalmente. Molto del materiale promozionale finora emerso si è focalizzato sul rafforzare tali affermazioni, mostrando veri astrodroidi, veri X-Wings, veri Millennium Falcon e vere torme di attori in costume da alieno. Ciò è stato accolto in maniera entusiastica dai fan di Star Wars, molti dei quali sono rimasti profondamente scottati dalla galassia quasi interamente digitale portata sullo schermo da George Lucas nei primi anni del duemila nella trilogia prequel, e ancor di più dalle modifiche digitali introdotte dallo stesso Lucas all'interno delle edizioni speciali della trilogia originale nel 1997. Quello di limitare il ricorso agli effetti speciali digitali in favore di tecniche percepite come più realistiche è un orientamento verso cui molti cineasti si stanno volgendo, una corrente di cui Star Wars: Il risveglio della Forza, se in grado di mantenere le promesse finora fatte, potrebbe diventare il più illustre esponente.  

sabato 1 agosto 2015

Black Sheep – Pecore assassine (Black Sheep, Jonathan King, 2006)


Ci sono film dell'orrore che cercano di veicolare un messaggio al di là dei brividi; per esempio, una critica della società in cui vengono prodotti, come i film sugli zombie di George Romero. Ecco, Black Sheep – Pecore assassine (Black Sheep, Jonathan King, 2006) con tutto ciò non ha nulla a che fare. Anzi, a voler essere precisi, più che un horror in senso stretto è una commedia splatter in cui i classici e pericolosissimi esperimenti genetici portano, invece che ad un'orda di morti viventi mezzi decomposti, a soffici pecore divorate dal desiderio di brucare – letteralmente – carne umana. Il film è stato interamente realizzato in Nuova Zelanda, il che traspare, oltre che dai bellissimi ed incontaminati paesaggi, anche dal soggetto della storia: una delle attività locali più fiorenti, infatti, oltre all'attirare appassionati de Il signore degli anelli, è proprio l'allevamento di ovini. I collegamenti con l'esalogia ambientata nella Terra di mezzo, però, non finiscono qui: l'unione di splatter e commedia è chiaramente ispirata ai primi film di Peter Jackson, Braindead (Peter Jackson, 1992) in testa; inoltre, gli effetti speciali – sia reali che digitali – sono stati curati dal Weta Workshop e da Richard Taylor, collaboratore di lunga data di Jackson. I pupazzi animatronici delle pecore mannare sono, pertanto, di ottima fattura e sfruttati bene, e le eventuali problematiche date da un budget probabilmente non troppo ampio sono risolte degnamente, con l'uso delle luci (spesso molto contrastate) e delle inquadrature, tra le quali meritano sicuramente una menzione quelle più semplici, che riescono a rendere inquietanti delle normalissime pecore perfettamente immobili.


Il film rispetta le classiche formule dello splatter, mettendo in mostra litri di sangue e metri di viscere all'aria, con una vena demenziale che via via emerge sempre di più fino all'apoteosi del finale, senza arrivare, però, alle altezze (o bassezze, a seconda dei punti di vista) di Braindead; l'argomento agreste è l'occasione per prendersi gioco di animalisti e vegetariani, ma sempre a cuor leggero. Si ride spesso, in Black Sheep – Pecore assassine, se si è amanti di un certo umorismo nero e paradossale, e la sceneggiatura fa il suo dovere, mettendoci a conoscenza del fatto che anche nell'altro angolo del globo c'è una certa preoccupazione per gli allevatori, come dire, eccessivamente affezionati ai loro capi di bestiame. Merita indubbiamente una visione se si è appassionati di cinema splatter, meglio ancora se di gruppo e accompagnata da un adeguato quantitativo di birre fredde.