mercoledì 16 dicembre 2015

Una spada laser nel carrello

Immagine come al solito gentilmente fornita da Google.

Ogni volta che decido spontaneamente di infilarmi in un centro commerciale per qualche ora senza uno scopo preciso, entra-prendi-paga-esci, mi ricordo perché non mi piacciono. Marmo grigio, muri bianchi, scale mobili di ronzante metallo, insegne kitsch, negozi pieni di merci che non mi interessano e che non voglio ma che inevitabilmente attirano la mia attenzione, mi distraggono, mi anestetizzano in un vuoto microcosmo di cartellini, numeri e made in PRC, e va sempre a finire che, sotto le bianche luci elettriche accese anche in pieno giorno, lotto con un'immotivata malinconia, non importa se sono da sola o con qualcuno.


Sabato scorso mi trovavo a Le Gru, immersa nella folla rumorosa, e già da un pezzo ero scivolata nella solita apatia. Mentre l'ordine con cui i mascara erano disposti su uno dei grandi banconi di Sephora, in piccole file di parallele oblique, mi rapiva, cercavo, con la coda dell'occhio, di non perdere di vista il gruppo di ragazze con cui ero venuta. Dietro ad una di loro, appena fuori dall'uscita del negozio, passò una signora dall'aria annoiata con un carrello strapieno; in un angolo di esso spuntava un oggetto nero e rosso, un giocattolo ancorato alla sua confezione di cartone, che dopo un attimo riconobbi essere la spada di Kylo Ren, uno dei nuovi personaggi che Star Wars: Il risveglio della Forza presenterà al pubblico, e della cui elsa laser si è parlato animatamente già dal primo teaser uscito online più di un anno fa. Non c'era niente di strano, in fondo: il film stava per uscire e soprattutto Natale era alle porte. Eppure questa visione mi colpì, mi strappò dall'ipnosi provocata dai mille e uno ombretti brillantinati di fronte a me. Quando ritornammo nel grande corridoio rettilineo, prestai più attenzione a quello che mi trovavo di fronte: un paio di stormtrooper di cartone alti un metro e venti mi scrutavano tra gli scaffali di un negozio di abbigliamento per bambini, incongrui nella loro piatta bidimensionalità rispetto ai vestiti ripiegati e alle persone attorno a loro. Lo trovai divertente. Ci fermammo in un bar per prendere un caffè e scambiare quattro chiacchiere. Al momento di pagare notai sotto al bancone, sulla confezione di un pacchetto di gomme da masticare, C-3PO e R2-D2 che vagavano sul cellophane stampato come tra le dune di Tatooine. Rivolsi un pensiero al Disney Store del piano di sopra in cui, senza ombra di dubbio, i topolini, i paperini, i leziosi costumini da principessa, persino i pugni da Hulk e i martelli di Thor erano stati soppiantati da caccia stellari, spade laser di tutte le fogge e pupazzi di Chewbacca in pelo sintetico. Ormai avevo fatto l'abitudine a sentire le musiche di Star Wars in qualunque spot televisivo, dalle compagnie telefoniche alle auto, accorgendomi con stupore di quanto la bellezza delle composizioni di John Williams riuscisse a sopravvivere ad uno sfruttamento tanto intensivo, come solo un grande classico sa fare. La marcia imperiale era sempre dirompente e intimidatoria, il tema della Forza continuava ad evocare un senso  di pensierosa speranza, un misticismo religioso. Tutto ciò, però, accadeva all'interno di uno schermo, era reale soltanto nella misura in cui può esserlo un suono privo di corpo. C'era qualcosa di diverso in questa muta invasione di plastica e cartone ai confini della cintura torinese, frutto di un marketing sfrenato e della capacità di lasciarsi trasportare dalle mode della gente. Un mondo immaginario sgargiante e fantasioso che rivendicava, a colpi di merchandise e pubblicità, un diritto di esistere al di là del suo essere racconto, film, fantascienza, space-opera. Mi puoi toccare dunque sono. Era come osservare il dispiegarsi di un inconsueto fenomeno naturale, la follia collettiva attorno al tempio della divinità durante una celebrazione. Un'esperienza non unica, ciclica, ma sempre carica di uno straniante fascino. Dirigendoci all'uscita passammo davanti ad un'esposizione di valigie argentate. Una di esse entrò per un secondo nel mio campo visivo, le gettai un'occhiata distratta. Cos'era quel groviglio di linee inciso in rilievo su di essa? La guardai di nuovo. La maschera di Kylo Ren. Nascosi un ghigno nel bavero del cappotto.   

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