venerdì 11 dicembre 2015

The Visit (M. Night Shyamalan, 2015)


Del regista di origini indiane M. Night Shyamalan ho visto molto poco, anche se ne conosco per sommi capi il travagliato percorso lavorativo, i grandi successi seguiti da altrettanto memorabili flop: Il sesto senso e The Village, entrambi moderatamente apprezzati ma certamente, per quanto mi riguarda, non memorabili. Non sono andata a vedere The Visit, quindi, né aspettandomi un capolavoro né temendo un disastro, ma sperando soltanto in un buon film, e sono stata accontentata.
La struttura di questo film horror a bassissimo budget (appena cinque milioni di dollari) è tra le più classiche del genere, ma viene innestata su un soggetto abbastanza originale: per permettere alla madre divorziata di andare in vacanza con l'attuale fidanzato, i due figli appena adolescenti (Olivia DeJonge e Ed Oxenbould) accettano di trascorrere una settimana a casa dei nonni (Deanna Dunagan e Peter McRobbie), che a causa di screzi familiari non hanno mai conosciuto. Come è lecito immaginarsi, nella villetta immersa nei campi e nel silenzio di questi ultimi avranno luogo strani eventi.





I due giovani protagonisti avrebbero potuto rivelarsi una grossa debolezza e invece funzionano e sono ben diretti: i loro personaggi, con le loro passioni portate avanti con tutta l'ossessività di cui è capace un tredicenne, sono costruiti bene, e non si fatica a credere al fatto che siano fratelli dopo aver assistito ad un po' di dialoghi composti da uguali parti di affetto e frustrata sopportazione. Il fratello minore, Tyler, apporta una sana dose di umorismo ad un film che sicuramente non avrebbe tratto giovamento da toni eccessivamente cupi, mentre le velleità da regista di Becca (addirittura si porta dietro due fotocamere digitali con cavalletti e luci) permettono a Shyamalan di addentrarsi nei meandri del found footage, tecnica che gestisce con bravura sfoggiando qualche virtuosismo ma senza farsi prendere troppo la mano, evitando di scervellarsi inutilmente sul giustificare ogni singola inquadratura come proveniente dalle telecamere presenti all'interno della narrazione.


La tensione è costruita e mantenuta molto bene, accumulata con cura, nella migliore tradizione di tante storie di paura, e poi rilasciata di colpo in brevi ed inquietanti scene notturne che svolgono più che bene il loro compito. Qua e là è disseminato qualche spavento improvviso, ma non in numero tale da trasformarsi in un meccanismo prevedibile e noioso. Anche la contrapposizione tra la notte ed il giorno corre il rischio di diventare macchinosa ed un po' stantia, ma la breve durata e la velocità con cui si assommano nuovi elementi e accadimenti previene che succeda. Il colpo di scena finale (quello che nell'ambiente viene ormai identificato come Shyamalan Twist) colpisce e spinge lo spettatore a ripassare mentalmente le scene già viste alla ricerca di indizi. Il climax è coinvolgente, pur mostrando il fianco a qualche ingenuità di sceneggiatura: i personaggi ignorano deliberatamente oggetti che potrebbero aiutarli e alcune coincidenze sembrano un po' forzate, ma si sono viste, all'interno di questo genere, leggerezze ben più deleterie di queste. L'unica scena che ho trovato davvero un po' forzata è una di quelle finali, ma ha i contorni di un epilogo e non è, dopotutto, un nodo centrale della storia.


Nel suo insieme, The Visit è un film semplice ma artigianalmente costruito bene, con dei buoni punti di forza e delle debolezze che in fondo non incidono più di tanto sul risultato finale, chiaramente se non si parte da aspettative eccessive o portandosi dietro un senso critico troppo ingombrante. Del resto capita molto raramente di vedere registi con un passato nell'industria hollywoodiana prestarsi a progetti simili, di solito affidati o a giovani promettenti alle prime armi oppure ad artigiani più o meno onesti, e il risultato è sicuramente piacevole.

Nessun commento:

Posta un commento